Conosciamo tutti il personaggio di fiabe e leggende non particolarmente grazioso. Oggi la “goblin mode” è addirittura di tendenza. Di cosa si tratta?
Il mondo delle favole entra prepotentemente tra le tendenze mondiali grazie a un hashtag molto particolare: il #goblinmode. Cosa ha a che fare con noi comuni mortali il personaggio piuttosto sgraziato protagonista di film e fiabe?
Nessuna paura, per i prossimi mesi non dovremo andare in giro con il viso pitturato di verde e le protesi a punta alle orecchie. E’ invece una tendenza nata nel corso di questi ultimi due anni e che ha molto a che vedere con i lockdown che abbiamo dovuto seguire a causa del virus.
E’ un modo di essere e concepire il tempo libero, ed è stato ben rapppresentato ultimamente dalla serie tv Euphoria, che ha visto esplodere definitivamente il fenomeno Zendaya. Scopriamo meglio di cosa si tratta entrare in modalità “Goblin”.
“Goblin mode”: di cosa si tratta questo lifestyle
In rete, sui principali social network si trovano migliaia di meme, post e foto con questo hashtag. Immagini che mostrano persone in abiti comodi, anche dall’aspetto un po’ dimesso, incuranti di mostrarsi in preda all’ozio e magari non nella forma migliore. E’ proprio di questo che si tratta, quando si usa l’espressione di “entrare in goblin mode”.
BROO!!1!1! IM GOING #GOBLINMODE pic.twitter.com/FTNsKzWuZ6
— andr3 (@alanstw1tter) May 17, 2022
E’ una tendenza a lasciarsi andare, senza curarsi di apparire sempre perfetti a tutti i costi. Dave McNamee, indicato da molti come l’ideatore di questa espressione, lo dice a chiare lettere: “La modalità Goblin non è un’identità permanente, ma uno stato d’animo. È come quando ti svegli alle 2 del mattino e vai in cucina indossando nient’altro che una lunga maglietta. Si tratta di una completa mancanza di estetica. Perché a un Goblin dovrebbe importare che aspetto ha?”.
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Quindi se vi trovate in uno dei vostri giorni no, secondo i seguaci del trend, non vi resta che indulgere nel dolce far nulla, fregandovene di come siete vestiti o cosa mangiate. Per un giorno o due non può che essere quasi “liberatorio”.