Quattro decenni di Plastic, la formula eterna della discoteca più famosa di Milano: storia di magico divertimento come forma di libertà
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“E’ d’obbligo l’abito scuro, il trucco pesante, lo sfarzo, soprattutto lo sfarzo“, la frase che campeggiava sui volantini d’apertura di quello che divenne in seguito la punta di diamante nella vita notturna milanese: il Plastic. La fama che precede questo nome è enorme, quanto diverse e inenarrabili le sfumature delle infinite serate trascorse al suo interno, tutte unite dalla stessa identica magia e nessuna uguale all’altra.
Punto di riferimento della “Milano da bere“, era il 1980 quando il citato invito al dress code attirava a sè il suo sfavillante futuro verso stroboscopiche luci e lampadari a goccia di Viale Umbria 120. Dall’idea di Lucio Nisi e Nicola Guiducci, si trasformò non solo in un punto di riferimento del tutto innovativo, ma nella culla di future anime creative, se non addirittura quelle più celebri e affermate dell’epoca.
Madonna, Andy Warhol, Prince, Elton John, Freddie Mercury, Keith Haring e Grace Jones sono solo alcuni degli straordinari nomi che hanno respirato l’aria di questo locale, trasmettendo la loro influenza. Numerosi i cambiamenti subiti e raccontati dalla celebre discoteca, che cambia negli anni in modo camaleontico e versatile, in costante anticipazione del futuro.
Ieri, oggi e domani: Plastic, l’eterna formula
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Nonostante il cambio di location nel 2012, dopo trent’anni di storia, il successo del Plastic rimane invariato, con ancora la fila interminabile di aspiranti habitué attendere la loro entrata/iniziazione. Questo riassume a sufficienza il potere invincibile dello spirito che contraddistingue il celebre club milanese, che dell’esclusività ne ha fatto un caposaldo.
Non solo per rendere più desiderabile quell’atmosfera così ricca di possibilità, ma soprattutto per preservarne la magia nel tempo, senza consumarla mai. L’obiettivo è stato ampiamente raggiunto, e arriviamo al secondo punto della straordinaria formula che permette al Plastic il lusso dell’eternità: l’evoluzione. Atmosfere e ispirazioni si mischiano in una realtà di elementi, che ne definisce l’ambientazione finale, per questo unica e irripetibile, figlia delle tendenze più contemporanee e avanguardistiche.
Il terzo segreto è riassumibile in una sola parola, che contiene proprio tutto: spazio. La dimensione è perfetta per essere accessibile a pochi e nello stesso tempo permettere una condivisione così viscerale, da trasformarsi in un organismo di persone che si muovono a tempo di musica, rispettivamente quarto e quinto motivo della fama sopra le righe.
Persone di ogni tipo, estrazione, generazione, provenienza, orientamento sessuale, per un locale LGBTQ+ friendly che non ha mai avuto bisogno di definirsi tale, e musica ricercatissima. Infine, ultima spiegazione della formula intramontabile del prezioso angolo milanese è la visione: il divertimento, quello più smodato, come forma irrinunciabile di libertà, per tutte le possibili accezioni individuali.