E’ incredibile la notizia che arriva dal Centro Italia, dove una ragazza è stata più volte rifiutata in un convitto. La spiegazione lascia di sasso.
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A raccontare quanto successo è stata la madre indignata di una studentessa, che per frequentare la scuola è costretta a partire da casa alle 5 per tornare solo dopo le 17. Una dura vita da pendolare ad appena 16 anni.
La ragazzina è infatti una alunna di un Istituto Aeronautico, e per raggiungerlo è costretta a fare diversi chilometri ogni giorno. La soluzione sarebbe ottenere un posto in un convitto lì vicino, ma sono anni che le richieste della famiglia vengono rispedite al mittente. Il motivo? Nel 2022 la struttura non accetta ancora le donne.
Una vicenda paradossale, come ha spiegato la signora: “Per frequentare le lezioni si ritrova a uscire alle 5 da casa e a tornare dopo le 17 dopo un vero e proprio viaggio. Senza tempo per fare nient’altro. Trovo questa vicenda fuori tempo”.
La famiglia tuttavia non si è data per vinta e ha già allertato le istituzioni locali perchè prendano delle iniziative in tempi brevi, in modo tale che un accaduto del genere non possa più accadere.
Scuola: il convitto che non accetta le donne
E’ quanto da due anni a questa parte accade alla giovane Emma, alunna dell’Istituto Aeronautico De Pinedo, che ogni giorno per assistere alle lezioni deve uscire all’alba tornando solo a sera inoltrata. La ragazza avrebbe bisogno di un appoggio notturno, per poter così sostenere ritmi più umani, e il convitto dell’Istituto tecnico agrario Garibaldi di Roma sarebbe la soluzione ideale.
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La struttura romana è quella di riferimento per gli studenti fuori sede dell’Istituto Aeronautico, ma i responsabili hanno sempre rifiutato il soggiorno alla studentessa. Andrea Pontarelli, preside della scuola, ha così spiegato il motivo di tale decisione: “L’accoglienza solo degli studenti maschi è prevista da una norma nazionale e il Convitto non la può cambiare. La normativa vigente è “stringente e richiede che la struttura dei dormitori sia separata per i due sessi per ovvi motivi, di sicurezza”.
Il dirigente scolastico ha spiegato che per poter accogliere le studentesse ci vorrebbero educatrici dello stesso sesso e zone attrezzate, e ciò potrebbe essere possibile con almeno 20 iscritte nella struttura. Intanto, dopo le segnalazioni della famiglia di Emma, le istituzioni hanno iniziato ad occuparsene, come la Presidente del Municipio IX di Roma, Titti De Salvo, che si è rivolta al Ministero dell’Istruzione per chiedere che le normative vengano cambiate.