Spauracchio per milioni di utenti della famosa app di messaggistica istantanea. I nuovi termini di Whatsapp scatenano un fuggi fuggi generale.
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Oggi l’applicazione dall’iconica cornettina verde è usata da più di un miliardo di persone in tutto il mondo, che la utilizzano tutti i giorni per rimanere in contatto con amici, familiari e anche colleghi di lavoro.
Whatsapp è cresciuta esponenzialmente dal 2009, anno in cui venne fondata da due ex dipendenti di Yahoo. Inizialmente creata per mostrare solo lo “status” dei suoi utenti, negli anni successivi i creatori hanno dato la possibilità ai clienti di mandare messaggi vocali, inviare file multimediali e cambiare la foto profilo.
Era solo questione di tempo, prima che una “vecchia volpe” come Mark Zuckerberg ne intuisse le potenzialità e si facesse avanti con una proposta d’acquisto. Proposta che si finalizzò nel 2014, per ben 19 miliardi di dollari!
Da quel momento è entrata a far parte di Meta, la società che gestisce anche Facebook e Instagram, sempre di proprietà dell’ex “enfant prodige” americano, e naturalmente ha dovuto sottostare ai nuovi termini sulla privacy scelti.
Whatsapp: quel nuovo aggiornamento che scatenò il panico negli utenti
Uno di questi venne rilasciato nel maggio del 2021, e scatenò non poco trambusto tra gli utenti del servizio, che fraintesero le nuove comunicazioni dell’azienda in merito al trattamento dei dati sensibili, e molti di loro migrarono verso il più “riservato” Telegram. “Le modifiche apportate ai nostri Termini di servizio e all’Informativa sulla privacy riguardano le conversazioni tra le aziende e i loro clienti su WhatsApp” aveva comunicato Meta agli utenti.
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Ciò che i fruitori fella messaggistica istantanea non capirono, è che i dati sarebbero stati passati a Facebook, ma per il semplice motivo che condivideva l’archiviazione degli stessi facendo parte della stessa compagnia. “l nostro impegno a rispettare la tua privacy non è cambiato. Le tue conversazioni personali continuano ad essere protette dalla crittografia end-to-end e rimangono tra te e i tuoi interlocutori. Né WhatsApp né Facebook possono ascoltarle o leggerle” specificarono, ma ciò non fu sufficiente per milioni di persone che preferirono passare su Telegram.
Un bel passo falso per la società californiana, di sicuro un errore di comunicazione, che ha gettato nel panico i clienti, provocando una fuga di massa dalla app. Una “gaffe” costata cara e che Zuckerberg da allora si è ben visto dal rifare.