Meloni Premier, sarà davvero una rivoluzione “rosa” per l’Italia? – le opinioni

In piena campagna elettorale, i sondaggi politici ci dicono che tra gli esponenti di spicco, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia riveste un ruolo cruciale. Ma sarebbe davvero una rivoluzione rosa per il Paese?

Meloni premier
Giorgia Meloni (Instagram)

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La crisi di governo, che ha segnato la fine del mandato di Mario Draghi attraverso le sue dimissioni, ha aperto le porte alla campagna elettorale più combattuta degli ultimi anni. I sondaggi politici ci raccontano quotidianamente dove verte il sentire dell’elettorato, che sembra esprimere una preferenza principalmente per i partiti non fautori del punto di rottura finale. Il Partito Democratico, che ha sostenuto fino alla fine la lista Draghi, e Fratelli D’Italia, che fin dal principio si è tenuto fuori dal governo, rappresentando una vincente (e premiata secondo le percentuali) unica opposizione.

I sondaggi politici ci dicono infatti che i partiti protagonisti di questa campagna sono principalmente Enrico Letta e Giorgia Meloni, quest’ultima considerata da molti la favorita a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio dei ministri. Tutto deve ancora succedere e siamo solo all’inizio di un complesso percorso, ma una cosa è certa: se l’obiettivo del volto di Fratelli d’Italia si realizzasse, sarebbe la prima volta di una donna al vertice per l’Italia. Una rivoluzione per la nazione, che purtroppo non rispecchia ancora i numeri europei in termini di rappresentazione politica, nonchè di parità professionale e retributiva tra i due sessi. Ma davvero questo scenario ristabilirebbe gli equilibri mancanti?

Meloni premier: rivoluzione rosa?

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Giorgia Meloni (Instagram)

La rappresentanza politica delle donne in Italia è un elemento su cui evidentemente bisogna apporre delle modifiche più efficaci delle “quote rosa“, precedentemente previste dal sistema elettorale promosso nel Rosatellum. Tra maggioritario e proporzionale, la legge elettorale pone una condizione utile a migliorare la parità: nessuno dei due sessi può essere rappresentato in una misura superiore al 60%.

Sono state le elezioni del 2018 a illustrarci come il sistema delle quote rosa, inizialmente rispettato e promulgato, abbia poi presentato degli evidenti limiti, che si sono verificati nei risultati effettivi. La percentuale che viene infatti imposta dal Rosatellum è indirizzata ai candidati, ma non influisce minimamente sui risultati elettorali, e questo è possibile grazie ad metodo che aggira tale percentuale. Attraverso le “pluricandidature” di una singola parlamentare come primo nome, a vittoria sicura in un dato collegio si troverebbe obbligata a rinunciare agli altri, permettendo al secondo nome in lista, rigorosamente maschile proprio per l’alternanza di genere prevista dal sistema elettorale, di accedervi al suo posto.

Giorgia Meloni potrebbe dunque anche riuscire a conquistare l’obiettivo politico di ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio, per la prima volta di una donna in Italia al vertice, e tale evidenza rappresenterebbe un risultato inequivocabile di una necessaria evoluzione politica. Ma potrebbe comunque trasformarsi in una conquista solo apparente per la reale rappresentanza politica (e non) delle donne nei ruoli di potere. A fare la differenza in termini di “rivoluzione rosa” saranno quindi le candidature, in relazione ai seggi effettivamente conquistati, qualsiasi sia il partito maggioritario. Anche con una donna al vertice.

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