Glutine, senza glutine…ufff che scatole! Possibile mai che questa parola ormai è dappertutto? okay, calma e sangue freddo. Manteniamo questo termine nel gergo comune ma, quantomeno, cerchiamo di investigare a fondo sulla faccenda, in modo da non passare come quelli frivoli che non sanno nulla,
Glutine, glutine e ancora glutine… si parla più di glutine che di qualsiasi altra cosa. Ormai la frase “GLUTEN FREE” me la sogno anche di notte! Eppure, nonostante sia una parola del gergo comune, ne sappiamo ben poco e ciò di cui siamo a conoscenza è storpiato. Perché ormai senza glutine equivale a far dimagrire. Niente di più sbagliato. Ecco allora che ci chiarisce i dubbi il Dr. Sepp B.Fegerl, già direttore medico della clinica di detox Vivamayr Altaussee in Austria.
Cibo senza glutine: quanto ne sappiamo realmente?
In cereali come frumento, farro, segale, avena, orzo ma anche nel kamut, bulgur, farro, grano emmer e semola (farro e frumento sono i più ricchi di glutine). Può rappresentare fino all’80% del contenuto proteico totale di questi semi. Il riso integrale, il miglio, il mais e i diversi “pseudocereali” come la quinoa, l’amaranto e il grano saraceno ne sono invece privi. L’industria agricola coltiva ancora cereali in modo che abbiano un contenuto di glutine più elevato, per ottenere una farina più ricca di proteine e un impasto più facile da lavorare”.
“Per garantire la “morbidezza” degli alimenti “gluten-free”, senza quindi adoperare il glutine, i
produttori talvolta lo sostituiscono con latte in polvere, siero di latte, uova in polvere e zucchero
raffinato. Questo può spesso trasformare questi cibi una trappola inaspettata, che causa cattiva
digestione e allergie alimentari, soprattutto per chi è stressato, malato, o ha una digestione debole.”
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I processi di micro-infiammazione (provocati dal glutine) accelerano il processo di invecchiamento
e degenerazione, anche in modo visibile. Quindi una dieta a basso contenuto di glutine sarebbe
benefica per tutti noi. Ma non dovrebbe essere necessario eliminare completamente il glutine dai
nostri menu. Gli esseri umani, tradizionalmente, hanno imparato a elaborare i cereali ricchi di
glutine, rendendoli più digeribili, con la fermentazione, ad esempio, con la vecchia tecnica della pasta acida alimentare. Ciò consente ai microbi di digerire una buona quantità del glutine già al di fuori dell’organismo del consumatore.
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Il corpo umano non possiede gli strumenti per scomporre enzimaticamente il glutine. Questo fa
sì che il glutine rimanga in contatto con la parete dell’intestino a lungo, finché non viene elaborato
dai microbi intestinali, o evacuato. Il valore nutritivo per noi è quasi zero! Una volta a contatto con la superficie intestinale, il glutine allenta le giunture delle cellule creando piccole lacune, e di
conseguenza l’intestino “perde”. Questa processo è chiamato “sensibilità al glutine”, e può causare vari sintomi in tutto il corpo, dal gonfiore fino alla depressione!”.