Ci sono brutte notizie per tutti gli amanti dello Spritz, l’aperitivo rosso tipico del Veneto e amato in tuttla la Penisola. Cosa sta succedendo?
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DI OGGI:
- Giovani imprenditori tutti da Papa Francesco: gli hanno fatto una proposta strabiliante
- Figli degli influencer: cosa fanno e cosa potranno fare da grandi
- Valentina Ferragni, il suo vestito midi sarà il più ricercato dell’Autunno 2022
Lo Spritz è uno degli aperitivi più amati in Italia, e ha una lunga tradizione alle spalle. Ebbene, oggi la sua produzione è a rischio, con conseguenze catastrofiche anche in altri campi.
La sua origine si colloca al tempo dell’impero Austriaco, intorno al 1800, quando si trovava nei territori del Regno lombardo-veneto. Le sue truppe erano infatti solite allungare i vini locali, per loro molto forti, con acqua frizzante o seltz.
Ed è proprio legato a quest’ultimo, il suo nome, che proviene dal verbo tedesco spritzen, cioè “spruzzare”. Questa usanza si diffuse poi anche presso le popolazioni della zona, anche se la nascita del cocktail vero e proprio, come lo conosciamo oggi, va fatta risalire a qualche decennio più tardi.
La nascita del drink risale infatti agli anni Venti o Trenta, tra Padova e Venezia, quando si decise di aggiungere l’Aperol o il Select al vino e al seltz. Il cocktail poi divenne molto noto nei Settanta, e dal 2011 è stato ufficializzato dall’IBA, l’International Bartenders Association.
Spritz: perchè è a rischio il popolare cocktail?
Un bicchiere di Spritz, secondo l’IBA, è composto da 9 cl di prosecco, 9 cl di Aperol e qb di seltz o soda. Ed è proprio quest’ultimo ingrediente che sta causando non pochi problemi di recente. Quest’estate è rimbalzata sulle principali testate giornalistiche la notizia della sempre più introvabile acqua frizzante. Tra i primi a lanciare l’allarme, l’ad di Acqua Sant’Anna, una delle più note e amate.
Visualizza questo post su Instagram
Il motivo della penuria di acqua gassata è il costo sempre più elevato e le scorte minori di anidride carbonica, che a causa della pandemia ha visto balzare alle stelle le richieste da parte della sanità. Ovviamente, la precedenza è stata data a quest’ultima, e a farne le spese sono state le società produttrici di acqua minerale.
Di conseguenza, poichè il CO2 è proprio usato per preparare il drink veneto, questi è a rischio, e pare proprio che sarà sempre più difficile trovarlo in giro. Un bel guaio non solo per i baristi, ma anche per i produttori di bitter. A rischio, anche birrifici e aziende agricole, che usavano la sostanza soprattutto nelle serre.