Inverno, tempo di montagna e di piste da sci innevate e ciaspolate o trekking con gli amici. La psicologia oggi ci spiega perchè sentiamo il bisogno di arrivare in “vetta”.
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E’ uno dei posti di villeggiatura più amati durante il periodo invernale, preso d’assalto da migliaia di persone che desiderano potersi rilassare e divertire con amici e parenti sulle piste da sci o con le ciaspole ai piedi, per poi potersi godere lo spettacolo suggestivo che li circonda al caldo di una baita.
La montagna è magica, e quando ricoperta di neve non può far altro che portare a suggestioni natalizie e pensieri di un fuoco caldo e magari una bella cioccolata tra le mani o un piatto di polenta taragna da gustare in compagnia.
Ma a fianco di chi vive la montagna in modo più “tranquillo”, troviamo anche chi la ama per la possibilità di scalarne le pareti e raggiungerne la cima: gli appassionati di alpinismo. Oggi la psicologia ci aiuta a capire i motivi che portano tante persone anche a rischiare la vita, pur di arrivare in cima.
Arrivare sulla cima di una montagna: perchè è così importante?
A spiegarlo è lo psicologo Graziano Gigante, interpellato da Montagna.tv che tiene a sottolineare quanto in psicologia delle generalizzazioni non siano facili da fare, ma ci possano essere degli indizi comuni che aiutano a capire il bisogno degli alpinisti di arrivare in vetta. Il raggiungimento di quell’obbiettivo sarebbe un modo per mettere alla prova le proprie capacità e competenze, e quindi vederle realizzate.
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Inoltre, alcuni appassionati di alpinismo hanno anche dichiarato che seguire questa disciplina è anche un modo per affrontare paure che non trovano più nella vita di tutti i giorni. Ciò tuttavia potrebbe spingere alcuni individui oltre i limiti, con il rischio di ritrovarsi in situazioni molto pericolose.
Si è poi notato quanto gli alpinisti più estremi siano persone di solito con un alto senso di autodeterminazione e una soglia bassa di percezione del rischio: non hanno paura di rischire e sono concentrati verso l’obbiettivo finale.