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Zara, sciopero dei dipendenti durante il Black Friday – due ore di stop al giorno

Scritto da
Francesca Petriccione

Zara sta per chiudere i battenti. Sciopero in atto, dipendenti in fuga. Cosa sta accadendo al noto brand iberico? Sveliamo la verità.

Zara
Sciopero per i dipendenti dell’azienda, i problemi dietro al brand (Screenshot Facebook)

Zara noto brand di origine iberica è esteso in tutto il mondo con filiali anche in Italia. Il marchio è scelto da tantissime celebrities come Kate Middleton e Letizia Ortiz, oltre ad essere apprezzato da influencer di cui moltissime ne sono ambassador. Ma l’aria in azienda non è delle migliori nonostante stia fatturando miliardi e miliardi di soldi.

Molti marchi come Zara assieme a Bershka, Pull&Bear, Stradivarius hanno deciso che proprio a cavallo del Black Friday, momento iconico dello shopping e dell’incremento tanto da toccare picchi stratosferici, i dipendenti danno forfait con lo sciopero indotto dalla CGIL che comprende ben 150 unità lavorative che per due ore al giorno fermeranno la produzione. 

Zara, dipendenti in sciopero “le cose non possono andare in questo modo, c’è bisogno di equità”

Maggior equità per tutti, l’azienda deve fare qualcosa (Canva)

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Molti dipendenti di Zara ad Ancona hanno deciso di scioperare insieme ad altri marchi, comprendendo 150 unità lavorative nel pieno del Black Friday. Lo sciopero è stato indetto dalla CGIL in quanto nonostante l’attività dell’azienda fatturi miliardi, non ci sono distribuzioni eque delle retribuzione tra i dipendenti.

Molti ruoli devono avere sempre nuove competenze, oltre ad essere sottoposti a turni estenuanti e ore straordinarie non retribuite, Zara ha deciso di non aumentare gli stipendi per una somma che arriva sui 900 euro. 

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L’agitazione tra i dipendenti è iniziata intorno al mese di agosto, finalizzandosi con lo sciopero del 25 e 26 novembre per 2 ore al giorno. La critica e il grido dei lavoratori è quello di avere maggior equità tra i ruoli e le mansioni ed infine degli stipendi. A quanto pare ci saranno dure ripercussioni per l’azienda madre dovrà necessariamente rivalutare il proprio metodo di valutazione e distribuzione per la salvaguardia del proprio impero. 

Ogni lavoratore da il diritto di esprimere il proprio dissenso se si sente sfruttato o la situazione lavorativa non gli dia tutto il necessario per vivere dignitosamente. Lunghi turni e straordinari non retribuiti, mansioni che richiedono skills sempre più performanti e questo deve comportare un adeguato salario. Ci auguriamo che il loro grido sia udito e accolto.

Scritto da
Francesca Petriccione