Non si fa altro che parlare di influenza australiana: questo nuovo disturbo ha ormai preso piede nel nostro Paese. Ma di cosa si tratta?
Il ceppo australiano dell’influenza inizia a destare preoccupazione tra la popolazione italiana, con sempre più persone che ne soffrono già ora. Solo nell’ultima settimana, secondo i dati di InfluNet, i connazionali che presentano sintomi sono 16 su ogni 1000. Un dato che può sembrare ininfluente, o perlomeno non così allarmante, se non si tiene conto che la precedente ondata influenzale aveva fatto rilevare 13 casi su 1000.
Stando a Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano, saranno ben 10 milioni gli italiani che ne verranno colpiti, molti di più rispetto alle prime stime di circa 6/7 milioni. Inoltre, il picco potrebbe arrivare in anticipo rispetto al solito, e potrebbe colpire già la prossima settimana, proprio a ridosso del Natale.
Di solito le sindromi influenzali arrivano verso gennaio/febbraio, ma quest’anno, a causa dell’Australiana, rischiamo di passare il 25 dicembre a letto. Non certo un’ipotesi entusiasmante, ecco perchè dobbiamo cautelarci e cercare di mettere in atto tutte le misure necessarie per far sì di non esserne colpiti. Ma quali sono i sintomi di questa influenza, e come sconfiggerli?
Questo ceppo influenzale non si differenzia molto dagli altri, e si presenta sotto forma di sintomi quali brividi, stanchezza, febbre, dolori ad ossa e articolazioni, e ancora mal di gola con tosse secca, congiuntivite, mal di testa e raffreddore. Insomma, il pacchetto completo. La differenza la fa la sua contagiosità, piuttosto elevata.
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L’incubazione è molto veloce, circa 1/2 giorni, e di solito si rimane ammalati per circa 3 o 4 giorni, anche se ci sono stati casi in cui si è prolungata fino a 1/2 settimane. Per poter guarire non è necessario alcuna cura del medico, basta rimanere al caldo e a riposo. Tuttavia, qualora se ne sentisse il bisogno, si potranno prendere medicinali come l’ibuprofene o il paracetamolo.
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Da evitare, invece, l’utilizzo di antibiotici: poichè non servono a debellare il virus e se se ne abusa potrebbero anche portare a sviluppare la resistenza alla sostanza nei batteri. Pregliasco sottolinea l’importanza inoltre della prevenzione, attraverso i vaccini messi a disposizione dallo Stato.