E’ una delle aziende di ready to wear di maggior successo e vendita, ma anche il più discusso. Scopriamo tutti i segreti di Shein, colosso dell’e-commerce.
La società ha da poco raggiunto la valutazione di ben 100 miliardi di dollari, e da poco ha aperto un negozio pop-up che rimarrà attivo fino a domani 22 dicembre a pochi passi da Piazza del Duomo, in Piazza dei Mercanti.
Un successo, per l’azienda fondata nel 2008, appena 14 anni fa, e che anno dopo aanno si è imposta come una delle realtà più importanti del fast fashion, che vende capi solo online in ben 220 Paesi al mondo. Amata dai clienti per i suoi prezzi bassi e i capi sempre in linea con le ultime tendenze moda, da molti è definito il “TikTok dell’e-commerce”.
Shein, tuttavia, non è esente da critiche feroci, come quelle esplose dopo l’inchiesta condotta da Greenpeace Germania, dalla quale si è scoperto come circa il 15% di 47 capi prodotti dalla società e venduti in Italia, Germania, Austria, Spagna e Svizzera contenessero sostanze chimiche pericolose, un terzo dei quali dai livelli definiti addirittura preoccupanti. E non è finita qui, poichè anche un altro lato della produzione di Shein ha fatto molto discutere.
Shein: tutti i risvolti oscuri della piattaforma di e-commerce
Sul sito si può scegliere di acquistare un’infinità di prodotti: i settori partono dalla moda donna-donna curvy-uomo e bambino, e si estendono fino agli articoli per la casa, grandi elettrodomestici esclusi. Una scelta pressochè infinita, e resa più “ghiotta” dai tanti sconti a disposizione della clientela.
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Per supplire a questa grande richiesta e ai prezzi oggettivaamente molto bassi, l’zienda può contare su una forza lavoro che si trova prevalentemente in Cina, a Canton, protagonista, di recente, di uno speciale di Channel 4, emittente britannica, che è riuscita a mettere delle telecamenre nascoste nei capannoni dove lavorano gli operai.
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E’ emerso che ogni operaio è pagato appena 4 centesimi di Euro a capo, e deve produrne circa 500 al giorno, inoltre i turni arrivano fino a 18 ore, con appena un’ora di pausa che spesso i dipendenti usano per lavarsi, non avendo altro tempo a disposizione. Gli operai possono contare, poi, su un solo giorno libero al mese, tutto questo a fronte di uno stipendio di 500 Euro. Dettagli che hanno scatenato, comprensibilmente, molta indignazione. Finora, tuttavia, l’azienda non ha replicato ufficialmente.