Ci sono persone che proprio non si piacciono quando si vedono allo specchio, ma se ciò supera una certa soglia, diventa una patologia. Cos’è il dismorfismo corporeo.
Capita a tutte di avere dei giorni no, in cui non ci si riesce proprio a vedere bene, e si evita a volte addirittura di guardarci allo specchio. Così come può succedere di avere una parte del nostro corpo che non ci piace, un difetto che non sopportiamo ma con il quale impariamo a convivere.
Tuttavia, in alcune persone questo aspetto diventa una vera e propria patologia, il dismorfismo corporeo o BDD: si tratta di un’eccessiva preoccupazione legata ad uno o più lati del suo fisico. L’individuo tende a sopravvalutare l’importanza di un difetto fisico, e ciò va ad influenzare, nei casi più gravi, anche la sua vita sociale.
Può colpire indiscriminatamente uomini o donne, anche se le zone del corpo oggetto di questa patologia variano a seconda del sesso. A destare maggiore preoccupazione nei maschi sono i genitali, la massa muscolare e i capelli, mentre nei soggetti femminili il dismorfismo riguarda più spesso il peso, l’addome e la qualità della pelle.
Dismorfismo corporeo: di cosa si tratta e i motivi che la scatenano
La percentuale della popolazione che ne è colpita varia tra lo 0,7% e il 2,5%, con un’incidenza che arriva fino al 12% nelle persone colpite da un disturbo ossessivo-compulsivo. A livello neurobiologico si è notato quanto il cervello di persone affette da BDD funzioni in modo anomalo quando elaborano i dettagli visivi.
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“La nostra scoperta suggerisce che l’hardware del cervello BDD va bene, ma c’è un difetto nel software operativo che impedisce ai pazienti di vedersi come fanno gli altri” ha detto Jamie Fausner uno dei ricercatori capo di uno studio effettuato al riguardo negli Stati Uniti.
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I ricercatori hanno sottoposto un campione di 12 pazienti con BDD ad una serie di immagini, e hanno stabilito quanto gli individui utilizzassero più spesso il lato sinistro del cervello, inserendo dettagli anche dove non esistono. Una scoperta importante, che potrebbe portare a cure mirate per i casi più gravi.