Il Chocolate Collective ha condotto un’indagine riguardo la qualità del cioccolato: scopriamo insieme quali sono i tre marchi peggiori…
Circa 20 ONG hanno cercato di capire quale fosse la marca di cioccolato più scadente sul mercato, chiedendo alle aziende di inviare tutti i dati relativi alla trasparenze e alla tracciabilità, al lavoro minorile, al reddito di sussistenza degli agricoltori, alla deforestazione e al clima, all’agroforestazione (ovvero una modalità di coltivazione della terra decisamente più ecologica) e alla gestione agrochimica (ossia l’utilizzo di pesticidi).
Visto il periodo pasquale, c’è un focus non indifferente sulla qualità del cioccolato in vendita sul mercato: troppo spesso ci concentriamo a valutare il sapore di questo alimento, non considerando tutto ciò che c’è dietro.
I retrogusto amaro di alcuni marche di cioccolato, indicano una lavorazione per nulla ottimale: è importante, dunque, imparare a riconoscere gli alimenti di qualità, da quelli più scadenti.
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Le tre marche di cioccolato considerate “peggiori” sono quelle che non hanno voluto fornire i dati richiesti dal Chocolate Collective.
L’organizzazione, infatti, ha scritto: “La non partecipazione è stata vista come una mancanza di trasparenza“.
Successivamente ha proseguito affermando che tutte le aziende che vendono prodotti a base di cioccolato dovrebbero essere in grado di fornire le informazioni richieste, in quanto consumatori e investitori hanno il diritto di conoscere le condizioni in cui viene prodotto il cioccolato.
Molti pensano che la marca di cioccolato peggiore sia Nestlé: in realtà non è così…
Secondo queste indagini, le tre marche peggiori (dove l’aggettivo “peggiore” è riferito alla qualità e non al sapore) sono le seguenti: Storck (produttore di Werther’s, Toffifay, Merci), General Mills e Starbucks.
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Tra le marche migliori, al contrario, abbiamo: Alter Eco (azienda francese), Tony’s Chocolonely (cioccolato olandese) e Whittaker & Sons (marchio neozelandese).
