Sfortunatamente, una relazione tossica può sussistere anche online. Ci sono gesti e comportamenti che aiutano a riconoscerla e starne alla larga.
Oggi la tecnologia fa parte in larga misura della nostra vita quotidiana, e non è ormai raro che molte relazioni amorose nascano anche online. In qualche caso, addirittura rimangono per lungo tempo virtuali, ma ciò non vuol dire che una persona possa ritrovarsi in una relazione tossica.
Si tratta di una situazione che si può presentare in un rapporto fisico, ma per certi versi diventa ancora più angosciante per chi invece mantiene una relazione online, e che può ritrovarsi improvvisamente in un incubo a occhi aperti.
Ci sono dei segnali che possono aiutare a capire se c’è qualcosa che non va, e oggi vogliamo illustrarvene qualcuno: se trovate che ci sia qualcosa di “familiare” in ciò che vi descriviamo, iniziate a riflettere su quanto sta accadendo e come possa evolvere un amore di questo tipo, per non rischiare di soffrirne o subirne eccessivamente le conseguenze dopo.
Il primo è il cosiddetto “ghosting“: questo termine sta ad indicare la sparizione improvvisa e senza avviso di una persona, che sparisce dai social, bloccando spesso la persona e impedendo qualsiasi tipo di comunicazione o dialogo. “La vittima sviluppa spesso una ricerca ossessiva di eventuali comportamenti erronei commessi, fino a sentirsi profondamente “sbagliata” spiega Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, raggiunto da Skuola.net.
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Altro segnale che c’è qualcosa che non va è il cosiddetto Zombieing, ovvero il riapparire in modo improvviso, creando confusione e shock spesso in chi lo vive, magari dopo tanti mesi di assenza. A farla da padrone è lo spettro della “seconda possibilità” per chi spesso ha sofferto molto per la precedente sparizione, ovvero ghosting. Si tratta di una sorta di controllo che l’altra persona vuole ancora esercitare su di noi.
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Infine, parliamo del Gaslighting, un comportamento vigliacco e crudele con il quale uno dei due partner mette in dubbio le certezze e convinzioni dell’altro, dubitando della sua percezione degli eventi: “Si tratta di una forma di violenza psicologica insidiosa, dove le menzogne dell’abusatore vengono presentate alla vittima come verità anche davanti a evidenze. Queste ultime, invece, sono indicate spesso come frutto dell’immaginazione della vittima o di un suo errore” spiega Lavenia.