La polemica sulle parole di Elisabetta Franchi è un’imperdibile occasione per riflettere: la donna lavoratrice di oggi rappresenta davvero un modello di emancipazione?
Sono ormai note le parole di Elisabetta Franchi, che hanno acceso la polemica sul tema della discriminazione femminile nel mondo del lavoro. Ma andiamo per gradi e ripercorriamo il discorso della stilista in occasione dell’intervista per Il Foglio all’incontro “Donne e moda“, in collaborazione con Pwc Italia. Un dialogo volto alla disamina del ruolo professionale femminile nel sistema dell’alta moda, che si trasforma in una lente d’ingrandimento posta sul problema globale.
La stilista, interpellata come imprenditrice, ha ammesso di non potersi permettere di collocare donne giovani, con il rischio della maternità e della loro conseguente assenza, in ruoli importanti o dirigenziali, prediligendo quindi quelle figure da lei definite “anta”, che possono offrire la loro piena disponibilità. Le sue parole hanno acceso un grande dibattito sul tema, offrendo in ogni caso un momento di riflessione (che andrebbe colto) sulla condizione femminile per quanto concerne la sfera lavorativa coniugata alla maternità.
Maternità e occupazione femminile: i numeri
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Il settimo rapporto stilato da Save the Children “Le Equilibriste“, che analizza la situazione lavorativa delle donne e madri in Italia, scarnifica il tema della conciliazione lavoro/famiglia dalle argomentazioni, per divulgare i numeri nella loro incontestabile realtà. La percentuale di inoccupazione delle madri comprese tra i 25 e i 54 anni è del 42, 54%, mentre per quanto riguarda le donne occupate, il 39,2 % di madri con figli minorenni risulta con contratto part-time.
Nel 2021, solo 1 contratto su 10 attivati a tempo determinato è a indirizzo femminile, e nel 2020 sono più di 30mila le donne con figli che si sono dimesse dal loro incarico. Quest’ultimo dato evidenzia anche una problematicità del territorio per quanto riguarda i servizi, spesso insufficienti o inaccessibili. Come gli asili nido, dove è solo il 14,7% il numero delle iscrizioni dei bambini in un’età compresa tra 0 e 2 anni alle strutture pubbliche.
Sono inserite in questo contesto le dichiarazioni di Elisabetta Franchi, in una fotografia della realtà che purtroppo ha ancora molta strada da percorrere verso una vera emancipazione. Lo Stato non fornisce sufficienti aiuti alla figura della donna nella conciliazione lavoro/famiglia, costringendola a scegliere se ambire alla carriera o occuparsi dei figli. Un limite purtroppo reale, riassunto dalla stilista nell’incontro con Il Foglio che aveva l’obiettivo di approfondire proprio questo tema, come da lei stessa (lavoratrice e madre) successivamente specificato.
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Il problema esiste, come dimostrano i dati, e rappresenta un punto estremamente importante, non solo per quanto riguarda la sfera sociale, ma centrale per lo sviluppo del Paese.